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Il Vaticano restituisce ai popoli indigeni tesori sacri custoditi per un secolo

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I leader indigeni attendevano sulla pista innevata dell'Aeroporto Internazionale Pierre Elliott Trudeau di Montréal sabato, mentre i preziosi carichi venivano scaricati dall'aereo di Air Canada. Le scatole contenevano oltre 60 preziosi artefatti culturali, tra cui un raro kayak inuit in pelle di foca, che erano stati sottratti alle comunità delle Prime Nazioni, Inuit e Métis oltre un secolo fa e custoditi nei musei vaticani e nei caveau da allora. Il ritorno emozionale a casa, mostrato nelle immagini dell’emittente CBC News affiliata a CNN, rappresenta l’apice di una tenace campagna triennale delle leader indigene, sostenuta da Papa Francesco prima della sua morte, a seguito della sua storica scusa per gli abusi commessi nelle scuole residenziali gestite dalla Chiesa in Canada.

Il Vaticano restituisce ai popoli indigeni tesori sacri custoditi per un secolo

Una campagna di tre anni guidata dalle comunità indigene e sostenuta da Papa Francesco prima della sua morte

Il ritorno degli artefatti rappresenta l’esito di una campagna di tre anni guidata dai leader delle Prime Nazioni, Inuit e Métis, che è stata sostenuta da Papa Francesco prima della sua morte, a seguito della sua storica scusa per gli abusi commessi nelle scuole residenziali gestite dalla Chiesa in Canada. Durante una conferenza stampa di sabato, la capolopna nazionale delle Prime Nazioni, Cindy Woodhouse Nepinak, ha definito il ritorno come «un momento importante ed emozionante per molte Prime Nazioni in tutto il paese». Ma ha anche riconosciuto che il lungo percorso di riconciliazione continua: «Siamo arrivati lontano, e abbiamo ancora molta strada da fare». Non esiste un inventario pubblico dei beni restituiti, che rappresentano una piccola porzione dei migliaia di oggetti indigeni dell’epoca coloniale presenti al Vaticano. Tra i 62 artefatti vi è un kayak in pelle di foca Inuit Inuvialuit proveniente dall’Artico occidentale, che è stato l’ultimo a scendere dall’aereo nel proprio contenitore di carico, secondo CBC.

Una campagna di tre anni guidata dalle comunità indigene e sostenuta da Papa Francesco prima della sua morte

Le origini contese degli oggetti e la promessa di dono al Papa Pio XI

Gli artefatti furono portati per la prima volta a Roma per essere esposti all’Esposizione Missionaria Vaticana del 1925, una mostra di 13 mesi che promuoveva l’influenza della Chiesa nel mondo e attirò milioni di visitatori. Il Vaticano sostiene da lungo tempo che gli oggetti siano stati donati a Papa Pio XI, che guidò la Chiesa dal 1922, ma questa versione è stata contestata dai popoli indigeni in Canada. La collezione della Chiesa di artefatti indigeni è stata raccolta in un periodo in cui l’identità dei popoli indigeni del Canada veniva cancellata, attraverso leggi che vietavano pratiche culturali e l’obbligo di frequenza alle scuole residenziali gestite dalla Chiesa, progettate per «uccidere l’indiano nel bambino». Dato questo contesto, «è altamente contestabile che questo sia stato il significativo ‘gift’ degli oggetti», ha scritto Cody Groat, Professore associato di Storia e Studi Indigeni all’Università Western del Canada, in un’email a CNN lunedì. Le richieste di restituire gli artefatti hanno guadagnato impulso nel 2022, quando un gruppo di delegati delle Prime Nazioni, Inuit e Métis visitò Roma per colloqui molto attesi con Francesco sulle violenze storiche nelle scuole residenziali. Quel viaggio fu seguito dal «pellegrinaggio penitenziale» di Francesco in Canada, nel quale si scusò per «il male commesso da così tanti cristiani contro i popoli indigeni». Il pontefice defunto si impegnò a restituire i relitti, ma il loro destino finì nelle mani del suo successore, Papa Leone.

Le origini contese degli oggetti e la promessa di dono al Papa Pio XI

Dopo un secolo, l’esame e il futuro della restituzione

Lo Stato della Santa Sede e la Conferenza Episcopale Canadese hanno annunciato per la prima volta il mese scorso che gli oggetti, insieme alla documentazione, sarebbero stati «donati» da Papa Leone alle comunità indigene, definendoli «la conclusione del viaggio iniziato da Papa Francesco». Groat ha aggiunto che è «promettente vedere Leone intraprendere un’azione così significativa così presto nel suo Papato, auspicando che possa aprire la strada a relazioni rinnovate tra la Chiesa Cattolica e i popoli indigeni sia in Canada che a livello globale». Gli artefatti saranno ora esaminati al Canadian Museum of History a Gatineau, in Quebec, vicino a Ottawa, prima che i leader indigeni trovino nuove destinazioni per essi, ha riportato CBC. «Non vediamo l’ora di poter disimballare gli oggetti nei prossimi giorni e di far sì che i leader Inuit e gli esperti Inuit comprendano esattamente da dove provengono questi oggetti in ciascuna delle nostre comunità e di condividere quella conoscenza non solo con gli Inuit del Canada ma anche con l’intero Canada», ha detto Natan Obed, presidente di Inuit Tapiriit Kanatami, durante una conferenza stampa. Il ritorno degli artefatti è profondamente significativo per molti popoli indigeni in Canada, che vedono gli oggetti come «antenati culturali dotati di una sensibilità o di una vita propria», ha detto Groat. Questi antenati culturali ora possono riunirsi alle nostre comunità e contribuire alla continuità e al rilancio delle nostre pratiche culturali.

Dopo un secolo, l’esame e il futuro della restituzione